minima biografica
Stefano Marcelli è nato l'11 novembre del '58 a
Foggia, città nella quale ha vissuto fino ai 17 anni.
Essere foggiani
non era facile, specialmente se avevi una madre bresciana con la
fissa delle buone maniere e del cristianesimo, e tu, tuo fratello
e le tue sorelle parlavate con un accento diverso da quello degli
indigeni. Forse l'ingenua educatrice non si rendeva conto di
abitare nel lotto 75/C1 del famigerato CEP. Sembra il numero di
mappa di un grande penitenziario... E in effetti passeranno molti
anni prima che il "Centro Edilizio Popolare" e quel
lotto diventino il Quartiere Kennedy e il n. 39 di via Francesco Petrarca.
"Nessuno ce
lo metterà nel culo!" era il motto che meglio esprimeva lo
stato d'animo dei bravi ragazzi del CEP, un luogo dove
imperversava la "Banda dei Capobianco" e quella dei "Bernardi", composte dai
fratelli minori di veri delinquenti, che impiccavano i cani
randagi agli ulivi, cospargevano i gatti con alcol e li
condannavano al rogo, e si facevano masturbare dai prigionieri.
Sopra: una foto
di Stefano dell'estate del '74, quando i Capobianco erano stati
sgominati, e intorno ai baffetti nascenti si faceva impellente
qualche brufolo e il desiderio di conquistare il mondo.
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Da questi pensieri e parole si
spana, si dipana e cerca la sua tana, il terzo romanzo di Stefano Marcelli, Api & Fiori
(titolo provvisorio)
in promozione agli editori
da parte di Silvia Brunelli dell'Agenzia
Letteraria Nabu. Guanda stava per dire di sì
poi ha cambiato idea, eravamo sotto Natale, si vede che era sordo ma
non si sente che era cieco.
Purtroppo - immaginatemi come
un mendicante con la mano tesa - da ormai 4 anni sono senza editore
in narrativa. Eppure Api & Fiori è un romanzo qualsiasi, parla delle
solite cose, a tratti riesce perfino a essere banalissimo, è scritto
in modo sciatto da cani e porci (più da cani a dire il vero).
Editor di Adelphi, mettiamo che passi di qui
per caso e leggi la mia supplica - non puoi avere un motivo valido
per passare di qui se no sei davvero un polymath - recitami una
prece, fammi la carità, dico sul serio, so che ho bisogno di essere
tenuto a bada, corretto, riveduto, tagliuzzato qua e là ma il
talento c'è, con la solita umiltà ma c'è, non farmi morire della
sindrome di gutemberg (con la emme e la minuscola) tanto poi
s'aggiusta.
Non mancate di visitare
la sezione "Corna ai suoi caduti": c'è da
divertirsi con cattivi pensieri. |
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